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PIANTE: INSOSPETTABILI PERICOLI



Centro Nazionale di Informazione Tossicologica dell’IRCSS
7/4/2010 12:42
Belle, colorate e… pericolose: sono le piante d’appartamento e le più classiche piante di Natale. Ciclamino, ranuncolo, rododendro, oleandro, alloro, glicine, narciso e gelsomino; e ancora, stella di Natale, vischio, agrifoglio e pungitopo: da preziose alleate nell’arredo di case, terrazzi e giardini, a insospettabili pericoli, soprattutto per i più piccoli. Al Centro Antiveleni - Centro Nazionale di Informazione Tossicologica dell’IRCCS Fondazione Maugeri di Pavia, si registrano in media 200 casi l’anno di intossicazioni da veleni presenti nelle piante, di cui il 72% per motivi accidentali. Il 4% delle richieste di consulenza riguarda intossicazioni per il consumo di piante tossiche ingerite come alimento. Mentre solo nel 3% dei casi si tratta di intossicazioni volontarie legate prevalentemente ad abuso deliberato di piante contenenti principi psicoattivi. La complessità della gestione delle intossicazioni da piante ha indotto uno studio pilota presso il CNIT per l’individuazione di percorsi diagnostici appropriati.
Piante molto comuni e spesso presenti in ambiente domestico sono potenzialmente molto nocive: è quanto rivelano i dati del Centro Antiveleni della Fondazione Maugeri di Pavia. Un dato interessante riguarda l’elevata incidenza di avvelenamenti in età pediatrica: circa il 40% dei casi registrati dal CNIT riguarda bambini di età inferiore ai 10 anni e il 26% pazienti di età inferiore a 1 anno. Nella maggior parte di questi casi, l’esposizione non ha conseguenze gravi, anche in relazione all’accidentalità del contatto e alla piccola quantità di fiori, foglie o frutti ingerita, ma alcune piante dotate di tossicità rilevante sono molto comuni e spesso presenti in terrazzi e giardini: il ciclamino, il ranuncolo, il rododendro, l’oleandro, il lauro ceraso, il glicine, il narciso, il mughetto e il gelsomino. Da notare inoltre che il 30% delle consulenze fornite dal Centro in merito a contatto o intossicazione da vegetali nei mesi invernali riguarda le classiche piante di Natale: Stella di Natale, vischio, bacche rosse di agrifoglio e pungitopo che, dotate di tossicità differente, possono provocare quadri clinici variabili da semplici effetti irritativi (eritema, prurito e bruciore in caso di contatto), fino a sintomi gastroenterici anche importanti in caso di ingestione. I quadri clinici più gravi riguardano solitamente gli adulti e, nel 63% dei casi, derivano dall’erroneo consumo di piante ritenute commestibili. Molte piante e molti frutti infatti sono simili tra loro, come certe bacche di ribes (eduli) simili alle bacche di Daphne mezereum (tossiche). Altri esempi sono la borragine che può essere confusa con la Digitalis Purpurea o con la mandragola, responsabile quest’ultima di effetti eccitatori a livello del sistema nervoso centrale e di numerosi casi di intossicazione. La cicuta è stata invece confusa con il finocchietto selvatico. Tali errori possono dipendere anche dal periodo di raccolta della pianta: nel periodo primaverile il colchico autunnale è ancora privo di fiori e può essere scambiato con aglio orsino o con altre erbe utilizzate a scopo alimentare come la “barba di becco”. Altri errori estremamente pericolosi registrati dal Centro Antiveleni di Pavia, con conseguenze talvolta letali, sono stati l’utilizzo di bulbi di veratro al posto di quelli di genziana per la produzione di grappa casalinga e l’ingestione di aconito confuso con asparago selvatico. Le conseguenze cliniche di tali comportamenti sono generalmente gravi e spesso coinvolgono più individui contemporaneamente (nuclei familiari). Le intossicazioni da piante rappresentano talvolta un problema di diagnosi e gestione nei dipartimenti di emergenza. “La gestione ottimale di questi casi prevede il riconoscimento della pianta in causa, la conoscenza della sua tossicità intrinseca e l’impostazione di una corretta terapia – afferma la dott.ssa Sarah Vecchio, medico tossicologo del CNIT di Pavia -. Per questo è importante la collaborazione tra medico esperto tossicologo, medico d’urgenza, esperto botanico e, quando necessario, laboratori specializzati per i dosaggi specifici”. COSA FARE IN CASO DI INTOSSICAZIONE • Se il contatto cutaneo con una pianta o parte di essa induce localmente prurito o bruciore, posizionare la zona interessata sotto l’acqua corrente per alcuni minuti e proteggere successivamente con un panno asciutto • rivolgersi immediatamente al proprio medico, all’ospedale più vicino o direttamente ad un Centro Antiveleni (Pavia – numero emergenze 0382-24444 operativo H24 tutti i giorni), fornendo il maggior numero possibile di informazioni: età dell’intossicato, sintomi, tempo trascorso dall’ingestione, presenza di vomito, nome della pianta o dati per la sua identificazione, parte della pianta ingerita e quantità. È fondamentale portare con sé un campione o munirsi di strumenti (cellulare con fotocamera o macchina fotografica digitale) per rendere il più rapido possibile il riconoscimento • evitare di somministrare latte od altri rimedi casalinghi o di indurre il vomito, onde evitare un aggravamento delle condizioni del paziente • la comparsa dei sintomi in caso di ingestione di bacche o foglie potenzialmente tossiche può non essere immediata; quindi il benessere nel soggetto nelle prime ore non può escludere un aggravamento successivo del quadro



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