OLBIA - Abbattimento dei ricoveri in ospedale per pazienti affetti da scompenso cardiaco: a Olbia – 17%. Il progetto della Asl avviato al momento in via sperimentale verrà esteso a tutto il territorio.
Un laboratorio diffuso sul territorio per la gestione dei pazienti affetti da scompenso cardiaco: un progetto sperimentale, avviato nella Asl di Olbia, che punta a migliorare la qualità della vita dei pazienti e, anche, la contrazione dei costi legati alla riduzione degli accessi ospedalieri.
Dal 2008 l’Azienda Sanitaria ha avviato un progetto sperimentale per la “gestione integrata territoriale dei pazienti con scompenso cardiaco”: visti gli ottimi risultati ottenuti la Direzione Aziendale è ora pronta a investire ulteriormente e potenziare l’attività. “Stiamo valutando come potenziare il servizio, l’obiettivo è quello di realizzarlo in più ampia scala, in modo da raggiungere il maggior numero di pazienti”, dice il commissario della Asl di Olbia, Giovanni Antonio Fadda.
Il progetto prevede la costituzione di una rete assistenziale, diffusa sul territorio, che permetta la diagnosi e la cura dei pazienti affetti da scompenso cardiaco.
Per SCOMPENSO CARDIACO si intende un insieme di sintomi e di manifestazioni patologiche causate da un progressivo peggioramento delle capacità contrattili del cuore: il cuore ha difficoltà a pompare il sangue agli altri organi nella quantità richiesta e questo determina un peggioramento della funzione degli organi (polmoni, fegato, reni, muscoli, intestino, cervello).
I NUMERI
Nei paesi sviluppati dall’1 al 2% della popolazione generale è affetta da scompenso cardiaco, l’età media della diagnosi della patologia è circa 70 anni, ma la sua incidenza aumenta con l’età: è del 2% nella fascia d’età 40-59 anni, superiore al 5% tra i 60 e i 69, superiore al 10% dopo i 70 anni.
“L’aumentata dell’aspettativa di vita e il conseguente invecchiamento della popolazione, il miglioramento delle cure terapeutiche, che contemporaneamente riducono la mortalità legata ad eventi coronarici, permette a molti di questi pazienti di raggiungere età avanzate, questa situazione porterà nell’immediato futuro ad un aumento dell’incidenza nella popolazione di persone affette da scompenso cardiaco”, spiega Andrea Mauric, responsabile del progetto.
IN GALLURA
Nel territorio di competenza della Asl di Olbia sono confermate le percentuali nazionali, questo sta a significare che in Gallura dovrebbero esserci circa 3.800 pazienti affetti da scompenso cardiaco.
Nella Asl di Olbia i ricoveri per Scompenso cardiaco sono passati dai 165 del 2004, ai 420 del 2008, con un incremento percentuale superiore al 250% in appena 4 anni.
IL PROGETTO
Dall’agosto del 2008 è stato creato il Laboratorio di continuità Assistenziale e gestione integrata territoriale nei pazienti con scompenso cardiaco che ha visto, in via sperimentale, l’istituzione di ambulatori nei comuni di San Teodoro, Budoni, Buddusò, Alà dei Sardi: nell’arco di 12 mesi sono stati seguiti 228 pazienti, che son stati visti mediamente 2 volte all’anno: “Questo ha consentito una riduzione dei ricoveri collegati a questa patologia”, ha detto Mauric.
Come evoluzione del progetto dai primi mesi del 2009 il team di cardiologia ambulatoriale, in via del tutto inedita anche a livello nazionale, ha pensato di arruolare i pazienti nella fase immediatamente successiva al loro primo accesso in ospedale: grazie alla collaborazione dei sanitari del Pronto Soccorso dell’ospedale di Olbia, che hanno individuato i pazienti anche nelle prime manifestazioni dello scompenso, si sono potuti registrare dei numeri soddisfacenti, del tutto in controtendenza.
Da aprile a ottobre del 2009 attraverso il Pronto Soccorso sono stati arruolati una cinquantina di pazienti che sono stati visti mediamente 3 volte, di questi una quarantina non sono più passati all’ospedale, ma sono stati seguiti ambulatorialmente dagli specialisti: a fronte di questa attività si è riscontrato all’ospedale di Olbia una riduzione, in controtendenza nazionale, dei ricoveri per scompenso cardiaco, superiore al 17%.
A Tempio Pausania e La Maddalena, dove il progetto ancora non è stato esteso, si è notato un incremento del 23% al Paolo Pettori (passato da 30 a 37 ricoveri) e del 52% al Paolo Merlo (passato da 42 a 62). “Numeri piccoli, sul quale non è possibile effettuare delle statistiche, ma che rispecchiano l’andamento nazionale che è in costante crescita”, spiega Mauric.
Il progetto, avviato al momento solo in via sperimentale, è stato esteso solo ad una fetta della popolazione gallurese: a fronte dei risultati raggiunti la Direzione dell’Azienda mira ora a costruire una rete territoriale di continuità assistenziale ramificata su tutto il territorio, che sia in grado di integrare l’offerta sanitaria ospedaliera e territoriale, nell’intento di migliorare la qualità di vita dei pazienti, riducendo notevolmente gli episodi di instabilità clinica. “Nell’arco di 2,3 giorni dalla segnalazione degli operatori del pronto Soccorso, i cardiologi contattano il paziente e lo sottopongono a visita ambulatoriale, andando in questo modo ad evitare un consistente numero di ricoveri ospedalieri”, conclude Mauric.
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