PROCIDA (NAPOLI) - Il Comitato Centrale della Fnomceo, riunito a Napoli il 10 luglio, ha tracciato una linea di interventi per una buona Sanità nelle piccole isole d’Italia. Un workshop che, a Procida, ha messo sotto i riflettori le criticità di queste zone “di frontiera”.
«John Donne diceva che “nessun uomo è un’isola”: parafrasandolo, noi ci impegniamo affinché i medici di Lipari, Capraia, Ponza e di tutte le piccole isole italiane non rimangano ai margini del Sistema sanitario, non rimangano isolati».
È con questa immagine che il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, Amedeo Bianco, ha voluto concludere il convegno congiunto Fnomceo-Anspi (Associazione sanitaria nazionale italiana delle Piccole Isole) che, nell’isola napoletana, ha affrontato il tema della sanità nelle 45 isole minori d’Italia.
«Una sanità che sconta grandi difficoltà nel garantire adeguati livelli di assistenza non solo ai residenti, ma anche ai vacanzieri che, nella stagione estiva, moltiplicano la popolazione a dismisura», ha detto Gabriele Peperoni, segretario nazionale della Federazione e presidente dell’Ordine di Napoli, che ha ospitato il “La Sanità nelle Piccole Isole”.
Un dato per tutti: dai 200mila residenti medi, le piccole isole possono passare anche ad alcuni milioni di presenze, rendendo critico il lavoro dei medici e degli operatori sanitari.
«Ma tali criticità – ha proseguito Peperoni – possono essere trasformate in opportunità, in occasioni per palestre sanitarie innovative».
Sul palco del Conservatorio delle Orfane Murate, si sono alternati, per tutta la giornata, oltre ai rappresentanti della Federazione e quelli dell’Anspi (il presidente Antonino Scirè, il vicepresidente Gianni Donigaglia e il responsabile per la Campania Tommaso Strudel), anche il direttore dell’Agenas (Agenzia nazionale per i Servizi sanitari regionali), Fulvio Moirano, il direttore generale delle Risorse Umane e Professioni Sanitarie del ministero della Salute, Giovanni Leonardi, il rettore dell’Università di Messina, Francesco Tomasello.
Tutti hanno concordato su un punto: per costruire un’offerta di servizi “su misura”, è necessario cogliere - e non eludere - le differenze e le peculiarità che caratterizzano queste realtà così particolari.
«Non possiamo fare leggi uguali per diseguali - ha infatti sottolineato il presidente Anspi, Scirè -. L’obiettivo di tutti gli attori sanitari deve essere quello di migliorare la qualità del lavoro e dei servizi per garantire livelli sempre più efficaci di tutela della salute per i residenti e per le migliaia di turisti che, ogni anno, necessitano di assistenza e di cure adeguate e tempestive».
Alla luce di queste considerazioni, nella riunione del Comitato centrale, la Fnomceo ha steso una check list degli interventi improrogabili, al fine di ottimizzare l’efficienza e l’efficacia dei sistemi sanitari nelle isole minori: 1. Prevedere e garantire remunerazioni specifiche per le prestazioni sanitarie erogate nelle piccole isole, atteso che i costi non possono raggiungere livelli di efficienza senza penalizzare l’equità e l’efficacia dei servizi sanitari.
2. Coprire i fabbisogni di personale, diminuendo il disagio dei professionisti che prestano la loro opera in questi ambienti e rendendo possibili i distacchi per l’aggiornamento e le ferie.
3. Incentivare, dal punto di vista economico, i professionisti che lavorano –sia stabilmente che in modo discontinuo - su questi territori.
4. Garantire la Formazione continua , sia con la modalità a distanza (Fad), sia con un aggiornamento sul campo, attraverso stages in strutture ambulatoriali e ospedaliere extraisolane, prevalentemente indirizzate agli specifici bisogni formativi individuali e di processo.
5. Progettare modelli organizzativi e professionali flessibili, in modo da ampliare l’offerta qualificata delle competenze, anche attraverso una coerente flessibilità delle norme ordinarie, contrattuali e convenzionali.
6. Migliorare le infrastrutture e i trasporti, come condizione imprescindibile di buona sanità.
7. Potenziare il ruolo della Telemedicina e di tutti quei Servizi di emergenza, di pronto soccorso, territoriali, ospedalieri.
«La Federazione – ha proposto Bianco - chiede che questi interventi, volti a specificare e tutelare la peculiarità delle piccole isole italiane, siano sanciti in un apposito accordo Stato-Regioni, anche individuando quale soggetto di garanzia l’Agenas».
Procida, Ischia, Ventotene, Filicudi, Stromboli: in Italia le piccole isole sono 45. E gli abitanti, in contesti naturalistici così affascinanti e in microclimi così favorevoli, possono sembrare dei privilegiati. Ma quanto scontano questa qualità di vita in termini di carenza di infrastrutture e di reti di servizi sanitari? E come si riesce a garantire livelli di assistenza adeguati alla popolazione che, nella stagione estiva, si moltiplica a dismisura?
Per focalizzare una delle variabili che ha maggiori ricadute sull'organizzazione sanitaria delle piccole isole, basta dare una sola cifra: in estate si può passare dai 200mila residenti abituali a 20 milioni di presenze...
E non è questa l'unica criticità che rende difficoltoso il lavoro dei medici e degli operatori sanitari in generale: mancano gli ospedali, le strutture sono spesso vecchie e carenti, i collegamenti a volte si interrompono. Vivere su una piccola isola, quindi, comporta non solo una riduzione dei servizi offerti, ma anche, potenzialmente, un "rischio salute" e addirittura un "rischio vita": in queste particolari condizioni, infatti, la più comune tra le emergenze
potrebbe trasformarsi persino in tragedia.
Il Convegno di Procida ha individuato come sia possibile garantire agli abitanti di queste realtà così peculiari e ai vacanzieri un vero diritto alla salute, tramite adeguati livelli essenziali di assistenza.
Un'analisi delle criticità e del disagio lavorativo degli operatori sanitari è stata tracciata dal presidente Sciré; delle esperienze di chi si occupa di sanità territoriale è stato testimone il vicepresidente Anspi, Donigaglia.
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