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SPERANZE PER IL TRAPIANTO DEL MIDOLLO



LeucemiA
24/11/2009 18:13
MILANO - Una scoperta dei ricercatori del San Raffaele apre nuove prospettive sui meccanismi alla base dell’efficacia del trapianto di midollo osseo per la cura della leucemia mieloide acuta. Il risultato di uno studio sui meccanismi alla base dell’efficacia terapeutica del trapianto di midollo osseo per la cura delle leucemie, condotto da ricercatori del San Raffaele in collaborazione con medici dell’unità trapianto di midollo osseo dell’Ospedale.
«Questo studio testimonia l’importante investimento della nostra istituzione nella ricerca applicata alla medicina molecolare. Infatti, si tratta di una ricerca traslazionale che vede scienziati e clinici lavorare insieme in uno scambio continuo di informazioni dal letto del paziente al laboratorio e viceversa. Ha un forte valore aggiunto perché la comprensione dei meccanismi molecolari, attraverso cui le cellule leucemiche sono in grado di sfuggire all’attacco dei linfociti T, consentirà la messa a punto di nuove strategie terapeutiche finalizzate all’eliminazione delle cellule tumorali da parte del sistema immune», ha affermato Maria Grazia Roncarolo, direttore scientifico dell’Istituto Scientifico Universitario “San Raffaele”. Lo studio è stato condotto da Luca Vago, medico ricercatore dell’equipe di Katharina Fleischhauer (Laboratorio di Immunogenetica e Istituto “San Raffaele” Telethon per la Terapia Genica - Tiget) in collaborazione con Chiara Bonini, responsabile del Laboratorio di Ematologia Sperimentale dell’Istituto Scientifico Universitario “San Raffaele”; ed è stato coordinato da Fabio Ciceri, responsabile dell’unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo (Utmo). Nell’ultimo ventennio il trapianto di cellule staminali originate dal midollo osseo ha assunto il valore di terapia cardine per la cura definitiva di numerose leucemie. La sfida attuale è rendere questa potenziale cura immediatamente fruibile a tutti i pazienti che la necessitino, superando le barriere di compatibilità per le quali attualmente quasi la metà dei malati non dispone di un adeguato donatore (un donatore cioè che sia identico per il sistema di geni che regola la compatibilità, definito sistema Hla). Una serie di promettenti studi, nei quali gruppi di ricerca italiani sono stati pionieri, hanno dimostrato che è possibile eseguire trapianti anche da donatori che condividano solo metà del loro corredo genetico di compatibilità con i pazienti (identici per metà, o “aploidentici”). Questa innovativa tipologia di trapianti dimostra che le differenze tra il sistema di compatibilità del donatore e quello del ricevente possono in realtà contribuire in maniera fondamentale all’eradicazione della leucemia: è proprio attraverso le differenze nel sistema Hla che le cellule immunitarie del donatore, in particolare i linfociti “T”, riconoscono e attaccano la leucemia del paziente, che viene identificata come “diversa” ed eliminata. Il dato inatteso alla base della scoperta è la descrizione del meccanismo per cui in alcuni pazienti purtroppo la leucemia ricompare dopo il trapianto. Attraverso studi di genetica molecolare i ricercatori del “San Raffaele” hanno dimostrato che la leucemia è capace di cambiare il proprio assetto genetico, perdere le molecole Hla che erano bersaglio specifico dei linfociti “T”, e rendersi così “invisibile” alla attività curativa del trapianto. Nello specifico, dopo trapianto aploidentico di cellule staminali ematopoietiche e infusione di linfociti T del donatore, le cellule leucemiche possono eludere l’attività antileucemica dei linfociti T attraverso la perdita delle molecole Hla paziente-specifiche, con risultato finale la recidiva clinica della malattia.



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