MILANO - Con i suoi 28 anni di storia e 15 dalla privatizzazione, Esaote non solo rappresenta una delle storie industriali italiane di successo ma può anche rappresentare un modello di come una media azienda del nostro Paese può competere nei settori high-tech, in mercati non di nicchia e contro le più grandi multinazionali tecnologiche del mondo. Non casualmente Esaote è l’unica azienda a controllo italiano inserita fra le “Top Ten” del suo settore dalla società Vpg (New York) che ogni anno analizza le prime 10 aziende al mondo in 27 grandi mercati a livello mondiale, quali quello della farmaceutica, delle biotecnologie, dell’elettronica di consumo, della componentistica elettronica, dei P/C, dell’agroalimentare.
Esaote opera nel settore della strumentazione elettromedicale e dell’informatica medico-clinica, settore in cui l’Italia è fortemente debitrice dall’estero con il mercato italiano coperto per l’85% da prodotti d’importazione e con l’export che a livello doganale è pari solo al 37% dell’import. Fra l’altro Esaote è di gran lunga il principale esportatore e rappresenta da sola il 36% del totale export 2008 italiano. Avendo scelto di operare principalmente in un mercato dominato dalle grandi aziende multinazionali tecnologiche, Esaote ha dovuto elaborare un modello di business che le permettesse di ridurre gli svantaggi competitivi rispetto ai grandi gruppi, giocandosi la partita su alcuni chiari elementi di riferimento e cioè la ricerca e sviluppo di prodotti innovativi, la selezione dei mercati geografici e il modello manifatturiero fortemente basato sull’outsourcing. Accettando di competere in mercati non di nicchia come quello dell’ecografia medica (5 miliardi di dollari di mercato 2008 con le grandi multinazionali che detengono insieme circa l’80% del mercato) Esaote deve investire il 10% del proprio fatturato in R&S con un’incidenza quindi doppia della media nel settore delle grandi multinazionali.
Questo per superare il livello minimo di massa critica necessaria e avendo quindi da subito il problema di “ritrovare” nella struttura di conto economico maggiori margini o minori spese per compensare a livello di Ebitda lo svantaggio a priori dovuto alla maggior incidenza dei costi di ricerca.
Detto questo comunque il
cardine della nostra politica di R&S è da sempre risieduto nello sviluppo di prodotti fortemente innovativi, basati sull’analisi attenta dei clinical needs della clientela e dei trend di sviluppo prospettici del mercato, per decidere di investire su quei segmenti di prodotto che il mercato andrà a premiare negli anni futuri: è quanto è successo nel triennio appena trascorso.
Sintesi intervento Fabrizio Landi, Ad Esaote Spa
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