BOLOGNA - Nel 2008 l’Azienda Usl di Bologna ha potuto contare su 6.288 operatori del comparto, 2.975 dei quali infermieri e 863 operatori socio-sanitari. Più infermieri e più operatori socio-sanitari rispetto al 2006 (erano, rispettivamente, 2.928 gli infermieri e 805 gli operatori socio-sanitari), e meno personale amministrativo.
La risposta dell’Usl alle alle dichiarazioni rese dalle organizzazioni sindacali, con alcune precisazioni.
«Se si leggono bene i dati - sostengono dalla dirigenza - si scopre facilmente che l’Azienda ha operato non per ridurre il personale, ma per riqualificarne la composizione e attrezzarsi per rispondere meglio ai bisogni assistenziali dei cittadini».
Sin dal suo insediamento, la Direzione aziendale ha avuto particolare cura per una pianificazione partecipata, tanto di breve che di medio periodo, con il coinvolgimento nelle sedi idonee di professionisti e sindacati, strategicamente orientata al perseguimento di una più efficace ed efficiente attenzione per la centralità del cittadino e l’equità di accesso in tutta l’area metropolitana bolognese.
«Spiace che questi elementi non siano stati colti nella loro portata. L’Azienda si impegna, a tal proposito, a migliorare la propria capacità di comunicazione in maniera da rendere le proprie strategie più condivise, anche nell’ambito delle relazioni sindacali.
Infine, val la pena di sottolineare che nonostante l’unificazione aziendale e i suoi esiti rilevanti, il territorio metropolitano bolognese continua a presentare dati di consumo delle prestazioni sanitarie e costi procapite superiori alla media regionale. Situazioni che si sono consolidate negli anni e non ancora definitivamente risolte, che richiedono sforzi di innovazione a sostegno della efficienza».
«Colgo, pur nelle legittime critiche al nostro operato, una possibile disponibilità alla riapertura del dialogo – ha dichiarato Francesco Ripa di Meana, direttore generale della Azienda Usl di Bologna -.
Ritengo questa disponibilità importante anche in vista dei cambiamenti significativi che interesseranno la sanità bolognese nei prossimi mesi, a partire dalla definitiva sistemazione dei reparti all’11° e al 12° piano del nuovo edificio D dell’Ospedale Maggiore. Bologna merita uno sforzo per trovare linguaggi e modalità di azione comuni e garantire non solo la tenuta del suo sistema sanitario pubblico ma anche la capacità di misurarsi con successo con le sfide del futuro».
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